Viaggio da Nova Carthago a Volturara Irpina
Premetto che non sono un esperto del settore, difatti non sono uno storico e nemmeno un archeologo, ciò comporterà vantaggi e svantaggi, tra gli svantaggi possiamo ascrivere il fatto che nell’elaborare le conclusioni potrei aver preso una grossa cantonata, mentre tra i vantaggi posso inserire il fatto che agendo senza preconcetti, le conclusioni potrebbero essere rivoluzionarie.
Di norma la storiografia ufficiale, dà notizie sul nostro territorio, a partire dal 700-800 dopo cristo, io mi sono spinto oltre, arrivando al 216 avanti cristo, parliamo di un lasso di tempo di 2.236 anni; quando mi sono cimentato in questa ricerca, pensavo fosse una cosa impossibile, mancano documenti o citazioni, né si possono prendere in considerazione reperti storici databili.
Possiamo solo dire che è una ricostruzione indiziaria, per cui spero di aver imboccato la strada giusta.Da sempre mi son sempre posto l’obiettivo di capire il significato di alcune località o di alcuni soprannomi, non ne son mai venuto a capo.
Poi svolgendo l’attività di geologo ho cominciato a girare sul territorio, per svago o per lavoro, qui subentra la deformazione professionale, salta subito all’occhio, ciò che è naturale e ciò che potrebbe essere opera dell’uomo.
Agli inizi degli anni ’80, sul corriere dell’Irpinia della domenica, comparve un articolo sulla battaglia combattuta sul lago Trasimeno, i nomi cominciavano a essere familiari, al punto da pensare che un’analoga battaglia fosse stata combattuta sul nostro territorio. Faccio una ricerca alla biblioteca di Avellino, ma non riesco a rintracciare nulla.
Nella prima metà degli anni ’80, per lavoro, conosco l’Avvocato Domenico CAIAZZA, abbiamo un amico comune, già allora coltivava l’hobby dell’archeologia, e aveva condotto numerosi studi sugli insediamenti sanniti nel casertano, lo stesso è stato autore di numerose pubblicazioni e nell’ambiente archeologico godeva di ampia fiducia difatti collaborava spesso con l’Archeologa Claude Albore Livadie.
Per caso nella fascia di territorio compresa tra Castelvetere sul Calore e Montemarano, avevo individuato la presenza di numerose capanne, di cui restava solo il basamento, le stesse erano collegate tra di loro da stradine di ottima fattura, che fungevano anche da canalette di scolo; per un momento avevo pensato di aver fatto una grossa scoperta e cioè l’Antica Sabatia, difatti ricadeva nel bacino imbrifero del torrente Saba di cui tanto si parlava, ma a tutt’oggi nessuno ne ha mai individuata con precisione il sito.
Approfitto di una visita a Volturara Irpina di D. CAIAZZA e, tutto emozionato, lo conduco sul posto, mi aspettavo un plauso, invece dà un’occhiata in giro e conclude: assenza di terracotta, questo è un accampamento militare.
Ho accettato il giudizio negativo, per me era un’area molto estesa, quindi doveva essersi accampato un grande esercito, francamente non avevo la minima cognizione di cosa fosse un grande esercito, per la mia esperienza già un esercito di 2.000 soldati era grande.
Tra quelle capanne avevo notato dei pozzi strani, di ottima fattura, questo strideva un po’ con la frugalità delle capanne, e tra l’altro avevano una struttura diversa dai pozzi presenti nella piana.
Scendiamo lungo il versante e ne approfitto per carpire un’altra informazione, c’è una strada ben fatta, rilevata rispetto al piano campagna e chiedo spiegazioni su come fosse stata realizzata. Era una tecnica in uso presso i Sanniti, questi dapprima costruivano le mura perimetrali, poi vi convogliavano le acque provenienti dalle montagne, avendo avuto cura di smuovere il terreno superficiale, di modo che lo stesso fosse trasportato dalle acque di dilavamento.
In un’altra occasione, abbiamo cercato di capire il senso di qualche toponimo, abbiamo scelto Dragone, ha preso un dizionario etimologico della lingua osco-sannita e abbiamo analizzato varie ipotesi, quella più accreditata era stata: deriva da “rava”, cioè torrente, nel punto in cui il torrente si allargava diventava un “raone”, quindi “Traone”, poi con l’avvento del cristianesimo si è avuta la trasformazione in Dragone. Tutto plausibile, difatti nel nostro dialetto viene ancora indicato come “Traone”, parola simile, relativa allo scorrere delle acque è “Trauliara”, solchi dove sono passati i muli, e che quando piove concentrano le acque di ruscellamento.
Immaginate che da allora ho iniziato un cruciverba molto grande, ogni tanto colmavo delle caselle, ma sono stato sempre lungi dal completarlo, per avere un quadro chiaro di quello che mi ero proposto.
La mia mente è stata sempre ossessionata, dal capire cosa impediva la risoluzione di questo cruciverba, quale poteva essere la parola chiave, cioè quella che mi avrebbe consentito quadro generale.
Ho continuato a girovagare sul territorio e aggiungere altri tasselli, non ho mai messo nulla su carta, ma avendo una memoria di tipo fotografica, le immagini sono rimaste nella mia mente, come in un grande archivio.
Sono anni che mi ero arreso all’idea di poter raggiungere una soluzione, di colpo curiosando su internet, trovo uno studio di Ermanno GAMBINI che riguarda la battaglia del Trasimeno, sono attratto da una vecchia carta topografica in scala 1: 100.000, di cui è possibile fare degli ingrandimenti, la cosa mi appassiona ed entro nel dettaglio; di seguito sono riportati degli ingrandimenti:
Ricostruzione della battaglia combattuta a Tuoro sul Trasimeno tra l’esercito di Annibale il Cartaginese e i Romani secondo la teoria di G. SUSINI 1960
Teoria della battaglia nella valle di Sanguineto
Alcuni studiosi riscontrarono che il luogo che meglio si addiceva alle descrizioni storiche fosse la vallata di Sanguineto, compresa entro l’arco di colline partenti dal Malpasso e terminanti con lo sperone di Tuoro.
Questa ricostruzione la troviamo nel secondo Cinquecento negli scritti e nelle mappe dell’architetto militare Cipriano Piccolpasso (1559-1579), il quale per primo denominò il defilé con il nome di Malpasso.
Questa ricostruzione viene molto ben illustrata nel 1582 dal geografo e matematico perugino Egnazio Danti nell’affresco dal titolo Perusinus ac Tifernus presente nella Galleria delle Carte geografiche dei Musei Vaticani in Roma.
Altre testimonianze di questa teoria si hanno nelle opere dell’abate Bartolomeo Borghi, geografo e matematico (1750-1821) che argomentò il proprio pensiero nei suoi scritti e lo rappresentò in alcune mappe avvicinandosi molto alle conclusioni raggiunte da Brizzi e Gambini (2008).
Tra Otto e Novecento su questa linea di lettura si sono espressi Grundy (1896) e Sadée (1909), che ipotizzano il campo cartaginese posizionato a Sanguineto; e Reuss (1906), il quale posiziona il campo punico a Tuoro.
Questa teoria fu contestata soprattutto a causa delle dimensioni, ritenute limitate, per consentire lo schieramento di un numero elevato di soldati. Su come si sia realmente svolta la battaglia di Tuoro sul Trasimeno, ci sono varie teorie elaborate da studiosi che in momenti differenti si sono cimentati nel capire come realmente si sia svolta questa battaglia.
A Volturara Irpina abbiamo la versione secondo il Generale Cartaginese.
Sappiamo tutti che non ha lasciato scritti, eppure ha trasmesso nel tempo in modo chiaro e sintetico, da paragonarlo alle moderne mappe concettuali, per fare questo ha scelto il luogo che meglio rispondeva a questa idea di sintesi, sono bastati quattro toponimi: Malepasso, Caselle, Lagorosso e Tuoro, si aggiungano a questi il bordo del lago Dragone e la nebbia mattutina e il quadro è completo. Se si chiudono gli occhi e con rumore di sottofondo che riproduca quello di una battaglia, il gioco è fatto.
Il 24 Giugno Caio Flaminio decise di muovere verso nord per congiungersi al Console Servilio proveniente da Rimini, ed è talmente sicuro che Annibale sia ancora lontano, che non prese alcuna precauzione, non inviò esploratori o avanguardie e commise un fatale e tragico errore.
Sandro Fiorentini 08/01/2019 ricostruisce la battaglia di Tuoro sul trasimeno
Fece costeggiare il lago alle sue truppe e puntò deciso ad attraversare la valle marciando in fila sulla strada che dal Borghetto porta a Tuoro.
Il lago era avvolto nella nebbia e i romani non sospettavano che sui colli circostanti erano ad attenderli i cartaginesi. Annibale dall’alto vide le milizie Romane che si erano snodate per oltre un chilometro lungo la strada che ancora oggi viene chiamata il MALPASSO e fu allora che attaccò con la cavalleria numida. L’esercito romano sorpreso si trovò in condizione di non poter organizzare una difesa efficace e con il fianco sinistro totalmente scoperto cercò la fuga, ma i canneti del Lago Trasimeno imbrigliarono i fuggiaschi.
Le fanterie cartaginesi strinsero i romani da tutti i lati e fu un massacro. Il torrente che attraversa la valle e si getta nel Trasimeno da quel giorno prese il nome di SANGUINETO perché si dice che le sue acque furono per giorni rosse del sangue romano. Altri fuggiaschi tentarono di dirigersi verso la vicina Cortona, ma vennero raggiunti e massacrati a OSSAIA.
Nella Battaglia del Trasimeno persero la vita oltre 16.000 legionari e solo in seimila riuscirono a rompere l’accerchiamento trovando la salvezza nell’attuale Castel Rigone. Per Roma fu una delle battaglie con il più alto numero di morti, soltanto la sconfitta di Canne, sempre a opera di Annibale, con oltre 50.000 perdite furono peggiori della sconfitta del Trasimeno.“ Provate a leggere la ricostruzione e guardate la cartina sopra riportata di Volturara Irpina, cosa ne pensate?, può essere solo una casualità?
Ho posizionato il punto di osservazione di Annibale in località Toppolo Caselle, perché casualmente notai una struttura di cui non riuscivo a capirne perché fosse stata costruita, la solita due parallelepipedi sovrapposti, quasi a dare un abbozzo di piramide; è una zona agricola e francamente non ne capivo il senso. Solo adesso facendo gli opportuni collegamenti ho capito che fosse stato il punto da cui Annibale ha assistito a queste grandi manovre.
Per abbinamento di idee il mio pensiero corre alle grandi manovre anni XIV dell’era fascista, era il 1936, anno non casuale terminava con il 6, quale è stata l’azione che ha preceduto queste grandi manovre, la “Bonifica del lago Dragone”, anche questa non casuale, bisognava cancellare ogni ricordo relativo alla precedente bonifica, come si è proceduto, chiaramente in senso contrario a quello che rievocava la battaglia di Tuoro Trasimeno, a indicare una liberazione, una rivincita rispetto a colui che era stato la spina nel fianco e aveva umiliato mortalmente, la grandezza di Roma. Credo pertanto che gli storici del regime, sapessero che Volturara Irpina era il luogo ove per circa 13 anni aveva vissuto Annibale. Fatta eccezione per le varie battaglie che aveva combattuto in Campania: Benevento, Nocera, Capua ecc.
Gli elementi a disposizione sono davvero pochi, da quell’evento sono trascorsi 2.236 anni, però ricordando le parole profferite in più occasioni da Roberto GIACOBBO, conduttore di FREEDOM e cioè sappiate che “in ogni storia c’è un pizzico di fantasia e in ogni leggenda un pizzico di verità”, mi è venuta alla mente la “Leggenda di Gesio”.
LA LEGGENDA DI “GESIO”
Ci sono varie interpretazioni di questa leggenda: Nicolina CATARINELLA, Rizieri PENNETTI, M. Cristina MARRA ecc. tutti sono partiti dal presupposto di interpretare una storia fantastica, di conseguenza hanno dato ampio spazio alla fantasia.
Cerco di interpretare la stessa leggenda, partendo però da un presupposto diverso, sto interpretando una storia vera, quindi darò ampio spazio alle evidenze e poco spazio alla fantasia.
LA LEGGENDA DI GESIO | |
Tratto da : “Decifrare un ambiente” di Nicolina Catarinella Leggenda riportata da La Bruna N. – Fuggi C. Interpretazione personale | Chiaramente partendo dalla certezza che i draghi non esistevano, la leggenda faceva riferimento a ciò che faceva paura e non riuscivano a sconfiggere. Si trattava quindi di un animale figurato. |
Quanno vennero li barbari ‘ngoppa ‘a chiana e Volturara Se portaro co’ loro n’animale tanto ruosso | Quando vennero gli stranieri (L’esercito di Annibale) sopra la piana del Volturara scomparve un animale molto grande |
Chesta bestia era no drago Cò tre capo e n’uocchio sulo Da le bocche iettava fuoco E na puzza pestilente. | Questa bestia era Il lago Dragone “dialetto Traone” Con tre teste (si alimentava con le acque provenienti dai Torrenti Vallone Oscuro, Tortoricolo e Acquameroli), tutti gli animali si alimentano dalla bocca e quindi dalla testa; ed aveva un solo occhio, ancora i nostri padri definivano “ le sorgenti occhio d’acqua” in quando l’acqua che sgorgava somigliava ad un occhio in movimento, l’occhio della leggenda indicava invece il punto in cui l’acqua si infiltrava nelle rocce, anche in questo caso l’acqua si muove. Questo lago puzzava molto, tipico delle acque stagnanti e sicuramente (c‘era sicuraente la malaria. |
St’animale accussì brutto fu attaccato int’a ‘na rotta A llà stava a fa a guardia a lo tesoro re li barbari. | Questo animale che faceva paura, fu rilegato in una grotta (nell’inghiottitoio), da dove l’acqua defluì. Stava a fare da guardia ad un grosso tesoro, anche questo in senso figurato, che solo i barbari (gli stranieri) conoscevano, interpretabile come abbondanza di cibo (la fertilità delle terre bonificate). |
Ogni juorno se mangiava Dui cristiani e dui animali; quanti guai, sempe guai pe la gente do paese. | Ogni giorno c’erano dei morti sia animali che umani (effetto delle febbri malariche), quanti guai e sempre guai per la gente del paese. |
Na matina, era de maggio S’appresenta a lo paese no gigante è nome Gesio, no vaglione bello assai. | Una mattina era di maggio, si presenta in paese un cavaliere dell’esercito di Annibale, probabilmente aveva assistito ad altre bonifiche, un giovane assai bello nella sua armatura |
Chisto giovane vaglione Nonn’aveva mai paura; vole liberà ‘o paese da lo mostro cò tre capo. | Questo giovane, senza avere mai paura, gira intorno al lago con l’intenzione di individuare un punto in cui l’acqua potesse defluire e liberare di conseguenza il paese da questo annoso problema (allagamento). |
Dinta’a rotta isso trasivo, trovavo ‘o mostro ca mangiava; po’ se fece na risata, senza mai avè paura | Individuò l’unico punto in cui l’acqua si muoveva, anche se lentamente, cioè il punto in cui l’acqua veniva risucchiata (Fino a pochi anni fa le sorgenti o gli affioramenti venivano indicati dalle persone anziane come ”Occhio d’acqua”. Ad operazione ultimata si fece una risata di soddisfazione (finalmente ci sono riuscito) |
Cu la spada ca purtava ‘nguollo ‘o mostro se menavo, dint’a lluocchio ci ‘ndozavo, po’ da l’uocchio fino a lo core. | individuato il punto in cui l’acqua si infiltrava, conficcò nell’acqua la spada che portava: dicendo è qui che bisogna scavare! Seguì le operazioni fino al cuore, nelle viscere della montagna. |
Se ne scette da la rotta Quanno ‘a bestia vedde morta; lo tesoro po’ pigliavo, a lo paese lo portavo. | Lo stesso seguì tutte le operazioni di scavo nella grotta e l’abbandonò solo quanto le acque del lago erano defluite completamente. Consegnò alla gente del paese una piana bonificata e quindi coltivabile. La mano d’opera era fornita dai soldati romani fatti prigionieri a Canne. |
Lo paese fece festa, s’arricchivo assai assai, mentre Gesio se ne ivo a la sera citto citto. | Si festeggiò per la bonifica della piana (una grande parata militare per la rievocazione della battaglia di Tuoro Trasimeno); il paese si arricchì non in senso reale, ma figurato; da quel giorno si ottennero abbondanti raccolti e foraggi cospicui per alimentare gli animali. Finita la sua missione Gesio abbandonò la piana e se ne ritornò al reparto dove era stato assegnato. |
Nella lingua sannitica il torrente Sava veniva chiamato RAVA, quando questo torrente si ingrossava diventava un “Raone” poi la trasformazione in “Traone” e con l’avvento del Cristianesimo in Dragone (quando la piana si allagava, perché non c’era stata più manutenzione, causava carestie). Fonte Avv. Domenico CAIAZZA.
Da un’attenta analisi di questa leggenda, posso concludere che non si tratta di una leggenda qualsiasi, comincia con una descrizione dall’alto, tipica di Annibale, poi c’è il termine “Barbari”, che nella romanità è comparso solo in età repubblicana, però Annibale era stato istruito secondo la cultura greca, e in Grecia l’appellativo barbaro era riferito a tutti gli stranieri.
Sotto è riportato “L’animale gruosso assai” che Annibale potrebbe aver visto guardando dal monte Tuoro. La perimetrazione è stata eseguita tenendo conto di quota 680 m sul l/m, 10 metri in più, rispetto al massimo livello ritenuto raggiungibile dal lago Dragone, rispetto alle condizioni climatiche attuali.
La costruzione sopra riportata posizionata in prossimità dell’inghiottitoio, non ha caratteristiche italiche. Da una ricerca effettuata ho individuato strutture simili, nel Nord-Africa ed a Cipro. Volta a botte ed assenza di tegole.
BERBERA Tunisia
LARNACA CIPRO
Per associazione di idee la mia mente corre alle grandi manovre del 1936 anno XIV dell’era fascista, tento di documentarmi su questa vicenda, e mi chiedo perché per una manifestazione così importante, fosse stata scelta proprio la piana del Dragone, un paese racchiuso tra le montagne, di cui ancora adesso pochi ne conoscono l’esatta ubicazione.
Difatti parlando con una collega di un paese vicino, a cui era stata assegnata Volturara come sede di insegnamento, si era posto il problema “dove mai sarà”, immaginate nel 1936!
Analizziamo in dettaglio cosa avvenne: nel 1935 fu fatta una bonifica della piana, è ancora visibile il simbolo del fascio, nel 1936 furono portate a termine con grande clamore le grandi manovre, erano presenti il Re Vittorio Emanuele III, Mussolini e tutte le autorità del Fascio.
Sul campo erano schierati 60.000 soldati divisi in due fazioni una fazione Bianca e una Azzurra, le manovre si svolgono come riportate nel grafico allegato, procedendo da Est verso Ovest.<>Mi incuriosisce il numero 6 (216 a.c. battaglia del Trasimeno e 1936 d.c.), solo una coincidenza, proseguo, ambedue nel mese di Agosto, anche le grandi manovre del 1936 sono state precedute da una bonifica del Lago Dragone, (altra coincidenza), proseguiamo le grandi manovre del 1936 hanno direzione opposta, quasi a simboleggiare la liberazione dalla morsa in cui Annibale aveva stretto i romani; il mese agosto come quello della battaglia di Canne, non è che il tutto possa avere un significato simbolico? Inoltre sono dispiegati 60.000 soldati, altra coincidenza, con il numero dei soldati di Annibale.
Sicuramente non è una coincidenza, sappiamo che il fascismo coltivava la grandezza di Roma e questa aveva subito in casa una grande umiliazione da parte dell’esercito di Annibale, di conseguenza la grandezza del fascismo doveva riscattarsi, e cosa c’era di meglio se non che partire, dal paese fondato da Annibale? Quindi è da ipotizzare che gli storici del fascismo fossero giunti alle mie stesse conclusioni, ma che queste fossero top-secret.
Altra coincidenza ha preteso la cittadinanza onoraria di Volturara, doveva essere cancellata ogni memoria di Annibale per associarla al Fascismo.
Inoltre la manovra parte da dove erano stati imbottigliati i romani (nella ricostruzione) e quindi doveva simboleggiare il riscatto dall’oltraggio subito dall’esercito romano.
L’articolo riportato sotto è stato tratto da: Le Grandi Manovre del 1936 di Giovanni PIONATI.
I reclutatori punici andavano a cercare soldati mercenari fino ai più remoti confini del Mediterraneo, riuscendo a raggruppare una grande quantità di professionisti, avventurieri e schiavi fuggitivi.
Essi costituirono, insieme alle popolazioni alleate, un esercito multietnico che ottenne grandi risultati sul campo di battaglia, quando il comandante in capo fu capace di rendere complementari la varie unità che, sebbene fossero eterogenee, furono in grado di seguire disposizioni tattiche complesse all’interno di grandi schieramenti, come accadde nelle guerre contro Roma.
Non erano soldati di leva, ma erano arruolati a battaglia, quindi alcuni decisero di non partire per volontà personale, altri invece rimasero a presidio del territorio conquistato.
Nel 203 a.C., quando Annibale tornò a Cartagine non lasciò il territorio sguarnito, per cui i discendenti di quell’esercito, sono ancora presenti tra di noi, o meglio, siamo noi.
LOCALITA’ IRPINE | PROVENIENZA DEI MERCENARI |
LIONI | Lione; in francese Lyon, è una città della Francia sud-orientale, capoluogo della metropoli di Lione e della regione Alvernia-Rodano-Alpi. |
FONTIGLIANO | (NUSCO) Frontignan è un comune francese di 22.868 abitanti situato nel dipartimento dell’Hérault nella regione dell’Occitania. |
NUSCO ? | (santuario antico) Nusku (Sumero Nuska) è ministro del dio Enlil , sebbene appaia anche come il figlio di Enlil in alcune varianti. Nusku è associato al fuoco terrestre e celeste ed ha svolto un ruolo nella protezione contro il male. Fu invocato come guardiano protettivo durante la notte, dove proteggeva le persone che dormivano, portava loro buoni sogni e preveniva gli incubi ( Foster 2005 : 717-20). |
BAGNOLI | Banyoles è un comune spagnolo di 19.615 abitanti situato nella comunità autonoma della Catalogna, in provincia di Girona. |
BAGNULO (antico nome di BAGNOLI) | (Dr. Edmondo MARRA) Banyuls-sur-Mer (in catalano Banyuls de la Marenda) è un comune francese di 4.778 abitanti situato nel dipartimento dei Pirenei Orientali nella regione dell’Occitania |
Bagnolo San Vito (Bagnöl in dialetto mantovano) è un comune italiano di 5 944 abitanti della provincia di Mantova in Lombardia. | |
Bagnolo Mella (Bagnöl in dialetto bresciano) è un comune italiano di 12 648 abitanti della provincia di Brescia in Lombardia. | |
TORELLA DEI LOMBARDI | TORELLA DEI LOMBARDI Torreilles è un comune francese di 3.175 abitanti situato nel dipartimento dei Pirenei Orientali nella regione dell’Occitania. |
VILLAMAINA? | Villamalea è un comune spagnolo situato nella comunità autonoma di Castiglia-La Mancia |
MONTELLA | Montalla fa parte del comune di Cortona, in provincia di Arezzo, nella regione Toscana. dista 2,68 chilometri dal medesimo comune di Cortona di cui essa fa parte. |
MONTELLA | La Monnerie-le-Montel è un comune francese di 2.030 abitanti situato nel dipartimento del Puy-de-Dôme nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi. (qui ha reclutato soldati mercenari) |
MONTEMARANO | Castillo de Montemar si trova a/in: España, Comunidad Valenciana, Alicante, Algorfa. A Montemar potrebbe essere stato aggiunto il suffisso –ANO, comune a molti insediamenti italiani, col significato di proveniente da ….. . |
CASSANO | E’ tipico dei posti in cui si è accampato Annibale CASSANO SPINOLA; CASSANO D’ADDA; CASSANO MAGNAGO; CASSANO MURGE; CASSANO IONICO |
TUORO | E’ tipico dei posti in cui si è accampato Annibale TUORO TRASIMENO; Monte TUORO Chiusano; monte TUORO Volturara; TUORO CASERTA ecc. di norma è il rilievo da cui Annibale organizza le sue spedizioni. |
LUOGOSANO | LOCUS-AUNO Territorio Sannita (Aunites) |
CISAUNA | (CHIUSANO) CIS-AUNIA Territorio al di qua dei Sanniti; Il confine il fiume CALORE. |
CALABRITTO | (dialetto calavrito) Kalavrita grecia peloponneso |
LACEDONIA | Lacedemone (in greco antico: Λακεδαίμων, Lakedaimōn) è un personaggio della mitologia greca, re della Laconia e fondatore di Sparta |
A conferma di quanto ipotizzato, legame tra Volturara Irpina e Annibale il Cartaginese, nonché tra le grandi Manovre del 1936 e la scelta di Volturara Irpina, cosa non casuale, riporto di seguito un articolo del giornalista Benedetto DI PACE, presente sul sito Facebook Benvenuti a Castel San Giorgio.
La venuta del Re a Castel San Giorgio (24 – 31 agosto 1936)
Vittorio Emanuele III Re d’Italia e Imperatore di Etiopia nell’ estate del 1936 fu ospite di Castel San Giorgio. Nell’ estate del ’36 da pochi mesi si era conclusa la Guerra d’Africa, con la “conquista” dell’ Etiopia (II Guerra Italo – Etiopica 1935-36) da parte dell’ Italia.
Al titolo di Re d’Italia, Vittorio Emanuele III aveva aggiunto anche quello di Imperatore d’Etiopia.
Va ricordato che eravamo in pieno regime fascista ed era costume che, durante l’estate, le Forze Armate svolgessero le loro esercitazioni, ora in una Regione ora in un’altra, del nostro Paese.
Le esercitazioni rivestivano un ruolo importante tanto da essere definite: le Grandi Manovre.
Nell’agosto del 1936, queste esercitazioni, vennero svolte nella verde Irpinia e precisamente nella Valle del Dragone, nei pressi di Volturara Irpina.
Nello stesso luogo dove, all’epoca delle Guerre Puniche, di ritorno da Canne, Annibale aveva sostato coi suoi accampamenti, prima di avvicinarsi alle terre solcate dal Sarno e prima dell’ assalto alla antica Nuceria (216 aC).
Va anche ricordato, per le attinenze storiche con il nostro territorio che, nello stesso periodo la Vallata di Volturara era stata teatro delle gesta di Marcello contro il Cartaginese (216-208 a.C.).
Marcello, infatti, era il braccio destro di Quinto Fabio Massimo (Il Temporeggiatore) e aveva fattivamente collaborato nella scelta delle strategie messe in atto dagli eserciti romani contro le devastanti invasioni del generale cartaginese.
A testimonianza delle gesta di quel tempo nella Valle dell’Orco, ancora si erge la Torre di Marcello tra Castel San Giorgio e Mercato San Severino (San Severino Rota). La Torre di Marcello è miracolosamente scampata alle devastazioni perpetrate dagli attuali amministratori di Mercato San Severino, con lo scempio del Lavinaio e con la costruzione di migliaia di vani del Parco Santina Campana a San Vincenzo in piena Zona Rossa.
Successivamente, alcuni secoli dopo, nella Valle del Dragone vi si erano stabiliti Longobardi e Normanni durante la loro presenza nell’Italia del sud, tra Benevento e Salerno. Ma, torniamo alla presenza del Re Vittorio Emanuele III a Castel San Giorgio, in occasione delle Grandi Manovre, nell’agosto del 1936.
Da Cava, sede del comando strategico, a Castel San Giorgio dove il Re aveva scelto di risiedere, a San Severino Rota, l’intero circondario venne coinvolto in questo straordinario avvenimento, ancora presente nella memoria di molte persone anziane del nostro comune.
Tanti soldati e tanti mezzi militari attraversavano le nostre contrade cigolando su strade polverose, molte non ancora asfaltate. Un evento tanto raro finiva per provocare negli abitanti di allora una curiosità senza precedenti, da vivere intensamente. Il ricordo più vivo rimane la presenza del Re che aveva stabilito la sua dimora a Castel San Giorgio, sotto una pensilina appositamente costruita a fianco della locale stazione ferroviaria.
Delle giornate del Re si conosceva quasi tutto, perché i giornali dell’epoca erano molto minuziosi nei loro resoconti. La giornata del sovrano a Castel San Giorgio, si svolgeva più o meno così: sveglia alle 4 precise, barba fatta da sé mediante un piccolo rasoio elettrico, alle 6 già in visita alla zona delle Operazioni. A mezzogiorno il ritorno per la colazione, alle 20 il pranzo e la serata era dedicata all’ascolto della radio.
Il treno reale sostava alla stazione sui binari appositamente realizzati a ridosso del muro del cimitero. Era formato da sette lucide vetture-saloni e da 2 bagagliai. Al mattino il Re leggeva i giornali che gli venivano recapitati direttamente da Napoli. Durante il pomeriggio e la sera completava la lettura con altri quotidiani dell’intero panorama nazionale.
Molti sono i racconti ascoltati dalla viva voce di persone che hanno potuto vedere con i loro occhi increduli, le giornate trascorse dal sovrano giù alla ferrovia del nostro paese. Si racconta che un tappeto grigio a bande rosse ricopriva il carrello elevatore e i predellini di accesso alle carrozze reali, mentre, sul frontone della pensilina, era ben visibile lo scudo reale tra due bandiere tricolori incrociate.
Oppure, che il Re era giunto a Castel San Giorgio, il lunedì del 24 agosto alle ore 17 e che subito dopo il treno reale era collegato, grazie alle tecnologie dell’epoca, con Napoli e con la caserma di Sant’Anna dei Valdieri, e anche con il centralino delle strutture militari di Avellino e con quelle dell’accampamento della zona delle Grandi Manovre.
di San Giorgio, arrivato a bordo di una fiammante Alfa-Romeo, accompagnato dal Ministro del Minculpop (Ministro della Cultura Popolare) Starace.
Ed ecco, che nella fantasia popolare degli abitanti di San Giorgio e dell’intero circondario, accorsi alla stazione, si accendono stupore e incredulità per lo storico avvenimento. Da debita distanza essi assisterono all’incontro di Mussolini con il Re.
Castel San Giorgio, il piccolo paese accovacciato ai piedi del Castello Angioino, allora già diroccato, assurge a una notorietà inaspettata in tutta la penisola. Il paese viene descritto da tutti i giornali dell’epoca con le sue – “case gettate sul verde tappeto come un pugno di dadi colorati, col suo castello sulla cima di un poggio”.
Il posto tranquillo e appartato dai clamori del traffico viene scelto dal Re quasi volutamente: San Giorgio e i suoi luoghi rispecchiavano, per certi versi, la sua personalità colta e discreta protetta da un efficiente servizio di sorveglianza.
Giorni a dir poco indimenticabili vennero vissuti dagli abitanti dei paesi attraversati dal Re quando si recava al comando militare di Avellino o sui luoghi delle esercitazioni militari.
Ali di folla aspettavano il suo passaggio da Castel San Giorgio fin verso i paesi dell’Avellinese. Come abbiamo ricordato il Quartiere Generale delle manovre era stato stabilito a Cava Dei Tirreni.
Lì veniva studiato lo scacchiere delle esercitazioni così rappresentato: il Partito Azzurro composto dal X Corpo d’Armata del Principe di Piemonte era opposto al Partito Rosso costituito dal IX Corpo d’Armata.
Direttore della manovra era il generale Bobbio. Mentre l’alta Sovrintendenza veniva esercitata dal Sottosegretario di Stato di Guerra, il generale d’Armata Federico Baistrocchi.
La conclusione delle operazioni avvenne nella Piana del Dragone ( Volturara Irpina) alla presenza di Vittorio Emanuele III, davanti al quale sfilarono 60.000 soldati, 200 carri armati, 400 cannoni, 400 mortai, 3.000 mitragliatrici, 2.800 autocarri.
Mai, bisogna dirlo, si erano visti tanti uomini e cariche importanti dello Stato sfilare nelle nostre contrade fatte di sparuti piccoli centri di allora, tutti caratterizzati da prevalenti attività agricole-montane. Da Castel San Giorgio all’Osservatorio di Teora, il Re si muoveva ogni mattina per seguire lo svolgimento delle azioni.
Un’esplosione di folklore animò questi piccoli centri da Bisaccia a Calitri, da Montecalvo a Sant’Angelo dei Lombardi. La gente del sud in festa, nei costumi della tradizione culturale antica, ignara, rendeva onore a un’Italia che pochi anni dopo li avrebbe portati alla rovina della 2° Guerra Mondiale (1940-45).
Dr. Guido Fernando Pasquale
BIBLIOGRAFIA:
- WIKIPEDIA: viaggio di Annibale
- Ermanno Gambini: La battaglia di Tuoro Trasimeno
- Ottaviano De Biase: Storia di Serino
- Google Earth
- Corriere dell’Irpinia: La battaglia di Tuoro Trasimeno
- Benedetto Di Pace: Il Re a Castel San Giorgio
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