Memorie Contadine: L’antica arte della Tosatura in Irpinia
Ci sono delle cose che continuano ancora a sorprenderci per il semplice fatto che ancora esistono grazie a qualcuno che con coraggio ed umiltà porta avanti dei “mestieri” e delle “tradizioni” che altrimenti andrebbero perse.
Nei nostri paesini, è possibile ancora incontrare qualche giovane dedito alla pastorizia, un lavoro tanto antico quanto faticoso ed impegnativo e come da consuetudine il mese di giugno è un mese importante per il pastore ed il suo gregge: è il mese della Tosatura una vera e propria ricorrenza nonchè una festa in altri tempi.
Bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti.
Lucio Anneo Seneca
La tosatura è un rito le cui origini si perdono nel tempo; si svolge prima dell’arrivo del caldo opprimente, ma prima ancora della tosatura è necessario bagnare le pecore, cioè fare letteralmente il bagno alle pecore per ripulire il mantello di lana da ogni tipo di sporco.
Per quest’occasione, le pecore vengono preparate “a festa” ossia vengono fatti indossare dei collari con delle campane più grandi del solito in quanto lo scampanellio delle campane starà ad annunciare il loro passaggio per le strade che conducono al torrente.
Nel nostro paese, Volturara Irpina, non essendoci nessun torrente d’acqua i pastori devono spostarsi nei paesi limitrofi precisamente a Castelvetere sul Calore pertanto nomalmente si parte il giorno prima nel pomeriggio tardi per ritornare allo stesso orario del giorno successivo dormendo gregge e pastore all’aperto per una notte.
Trascorsa la notte, le pecore vengono liberate dall’enorme campana ed una alla volta viene fatta scivolare nel torrente per poi risalire dall’altra parte della sponda del torrente per ritornare allo stesso punto di partenza ripetendo tale operazione un paio di volte finchè non si è sicuri che la pecora “splende”, lasciando al loro passaggio nell’acqua una scia d’ocra acceso.
Questa operazione è una delle ultime testimonianze di memorie contadine da conservare e tramandare alle nuove generazioni .
Terminato il bagno, vengono rimesse le campane al collo delle pecore e si riparte per il ritorno a casa dove avverrà la tosatura. Per la tosatura vengono chiamati in proprio aiuto altri pastori ricambiandosi il favore a vicenda, oppure anziani lieti di dare una mano alle nuove generazioni.
Si inizia il mattino presto con l’adunata delle pecore all’interno di un recinto chiuso ed una ad una le pecore vengono prelevate afferrandole con la zampa destra e portate su un telo dove vengono fatte sdraiare sul dorso e si comincia così la tosatura dalla pancia e successivamente legate le 4 zampe per completare la tosatura su tutto il corpo, perfino la testa viene rasata!
Ad ognuno viene affidato un compito preciso, alcuni sono impegnati nella tosatura altri invece corrono da una parte all’altra del telo a raccogliere la lana che è stata appena tagliata e riporla in enormi sacchi. Di tutto questo andirivieni, le pecore non sono affatto spaventate anzi sono ben consapevoli che da lì a poco saranno liberate da quel manto pesante e caldo.
Il procedimento della tosatura è rimasto intatto nel tempo, l’unico vero cambiamento è nell’uso dei mezzi del mestiere ossia qualche decennio addietro si usavano le forbici oggi invece si usano dei rasoi elettrici che ovviamente velocizzano il lavoro dei pastori, ringraziamo quindi per questa testimonianza del perpetuarsi di questa antica usanza, Pasquale Picone (detto Barracca) e i pastori della Piana del Dragone.
Le forbici in ferro brunito, appuntite, grandi, lunghe circa 35 mm con lame triangolari affilatissime, senza viti a molla e una curvatura del ferro del manico, che nel nostro paese soltanto qualche “ultimo tosatore tradizionale “ come Michele Meo (detto Orletta) classe 1925, pastore da generazioni che per anni ha tenuto viva la sua “maestria” avrà con se ancora in casa. Ad ogni modo, in entrambi i casi , l’uso delle forbici e del rasoio richiede un estrema destrezza ed accortezza per non ferire la pecora.
Dalle parole del “l’ultimo tosatore” si evince che questo rito segnasse il passaggio della primavera e che tale arte veniva praticata anche per guadagnare qualche forma di formaggio o altri alimenti della terra , ma principalmente era uno scambio di cortesia tra i vari proprietari di greggi.
Questa operazione è una delle ultime testimonianze di memorie contadine da conservare e tramandare alle nuove generazioni .
E il ruolo delle donne in tutto questo trambusto? ovviamente in cucina, infatti, mentre gli uomini sono impegnati nella tosatura le donne si dilettano tra i fornelli preparando un gustoso e sostanziale pranzo. Così una volta terminata la tosatura, ci si accinge tutti intorno alla tavola banchettando, bevendo e ridendo nonostante la stanchezza del lavoro appena terminato e ci si dà appuntamento per l’anno prossimo!
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