Economia Circolare: L’innovazione negli scarti
Una delle ultime frontiere della ricerca in campo agroalimentare è la valorizzazione degli scarti prodotti dai vari settori dell’economia: gli scarti non sono rifiuti da smaltire, ma bensì sono risorse dalle quali è possibile ricavare nuova ricchezza, 100% bio ed ecosostenibile.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.
Antoine-Laurent de Lavoisier
Analizzando il concetto di Economia Circolare non si tratta né di utilizzo dello scarto come biomassa per produrre energia, né tanto meno di riciclo. Con Il concetto del “non si butta via niente”, non si intende il riutilizzo degli “scarti” ,ma il sintetizzare dallo scarto qualcosa di completamente nuovo e richiesto dal mercato. Inoltre c’è da sottolineare che non tutti gli scarti, almeno per ora, sono destinati a trasformarsi in qualcosa di utile; al momento la ricerca è concentrata su alcune specifiche filiere: succhi di frutta, riso, latte, pane e prodotti da forno, in Italia anche pomodoro e vino.
Puntare sul riuso, ripensare, modificare e riutilizzare creativamente gli oggetti per dar loro nuova vita, estrapolare il valore residuo di un oggetto in disuso o di un potenziale rifiuto e farlo crescere esponenzialmente grazie all’artigianato digitale ed alla creatività.
Le possibilità di riciclo degli scarti sono numerose, per esempio dagli scarti dell’industria agrumaria, ossia dalle bucce d’arancio, chiamate “pastazzo”, si riescono a ricavare solventi bio; dai residui di lavorazione del riso, del pomodoro e dell’uva si ottiene invece olio vegetale, «sempre più richiesto dall’industria per scopi energetici»; per il siero del latte sono in studio diverse soluzioni: in primo luogo si sta sperimentando la possibilità di trasformare il lattosio in sorbitolo (noto dolcificante) e in dulcitolo, sostanza ancora poco conosciuta, ma che potrebbe essere valorizzata nell’industria alimentare. Entrambi potrebbero inoltre essere destinati alla produzione di prodotti bio-plastici.
Infine il pane: gli avanzi possono essere utilizzati per ricavare acido polilattolico, polimero dal quale si ricavano pellicole biodegradabili, sacchetti di bio-plastica, materiali medici e sieri cosmetici.
Oggi è possibile, utilizzando come isolante la fibra di canapa in alternativa agli isolanti comunemente impiegati in edilizia, come dimostrano i risultati ottenuti nei laboratori del Centro Ricerche ENEA di Brindisi nell’ambito del progetto EFFEDIL.
I test su pareti “imbottite” di canapa hanno dimostrato un miglioramento delle prestazioni energetiche rispetto a pareti di solo laterizio senza isolante. La valorizzazione della lana di scarto, di un rifiuto dunque, rientra pienamente nel concetto di economia circolare.
Parlando sempre di Lana, bisogna sapere che attualmente lo scarto della lana tosata alle pecore è considerato un rifiuto e come tale deve essere smaltito con i relativi costi a carico degli allevatori. Era quindi necessario trovare soluzioni che puntassero a una valorizzazione di questi scarti e la possibilità di dare vita a un processo che potesse convertire la cosiddetta lana sucida in fertilizzante.
Si tratta della lana ottenuta da pecore, particolarmente grossolana e dura, poco sfruttata in campo tessile e ben diversa dalla più pregiata Merinos, nota per la sua morbidezza, in pratica, al termine di una prima fase di ricerca scientifica è stata realizzata una macchina, che assomiglia molto a una betoniera, all’interno della quale viene immessa la lana sucida che viene idrolizzata a vapore e a seconda della durata di questo trattamento si ottiene un fertilizzante solido pellettizzabile o liquido.
Quindi ipotizziamo che potrebbe esserci un notevole interesse da parte degli allevatori a questo tipo di riuso, che potrebbero pensare di consorziarsi per acquistare in un prossimo futuro una macchina che possa essere utilizzata da un gruppo di aziende, ammortizzando in questo modo più velocemente l’investimento iniziale.
Un’altro importante esempio di Economia Circolare sono le installazioni di “Case dell’Acqua”, ognuno di questi mini impianti produce anche importanti risparmi dal punto di vista ambientale: ciascuna di queste case è in grado di erogare fino a 7 mila litri di acqua al giorno, equivalenti a quanto contenuto in 4 mila e 600 bottiglie di plastica da un litro e mezzo al giorno. Tradotto in termini impatto sull’ambiente, l’utilizzo di questi impianti permette di non consumare 372 kg di petrolio al giorno e di non immettere in atmosfera diverse sostanze inquinanti, circa 427 kg di anidride carbonica, consumate in fase di produzione di PET, materiale di cui sono composte le bottiglie d’acqua.
Dare un nuovo valore agli scarti, una nuova forma agli oggetti in disuso estrapolandone il valore residuo, passa attraverso l’innovazione, la creatività, l’artigianato digitale e la responsabilità di ciascun individuo e soprattutto la consapevolezza che il loro riutilizzo può avere ripercussioni positivi sull’economia, sull’occupazione, sulla nascita di start up rurali.
Come indicato da una recente ricerca condotta dal Sole24ore sulla Social Innovation, i nuovi modelli di business circolari: offrono alle imprese diverse soluzioni per passare ad un’economia circolare grazie al supporto di tecnologie innovative, per esempio, le piattaforme di condivisione quali il car sharing o la condivisione di beni nell’industria e la possibilità di estensione della vita del prodotto: la manutenzione, la riparazione e la rimessa sul mercato. Questi modelli non sono nuovi, esistevano già con la differenza che i costi a livello di servizi, manodopera e collaborativi non permettevano il loro impiego su larga scala, con l’avvento della tecnologia tali barriere sono divenute superabili.
La progettazione delle catene del valore volte a convertire gli attuali modelli verso i nuovi modelli di business circolari rappresentano una nuova frontiera di grande importanza per il digitale. Possono aiutare a rivoluzionare e creare un contesto in cui il mondo fisico e digitale convergono e i prodotti generati inizino a scambiarsi tra gli utenti, i mercati e i cicli di vita, generando costi di transazione sostenibili.
Sempre secondo questa ricerca, la circular economy sta riscuotendo il proprio successo grazie a dieci tecnologie che appartengono a tre categorie: tecnologia informatica, tecnologia materiale e tecnologia ibrida. Queste tecnologie stanno mettendo a disposizione delle imprese nuovi potenti metodologie, non solo per creare e gestire filiere più produttive delle risorse, ma anche per entrare in contatto con un maggior numero di clienti.
Le tecnologie digitali permettono scambi di informazioni in tempo reale, potenziano la visibilità e il controllo; possono trasformare le catene del valore in modo che non abbiano più bisogno di risorse aggiuntive per crescere.
Le tecnologie dei materiali, permettono di fabbricare nuovi prodotti a partire da risorse rigenerate e offrono soluzioni a costi convenienti per la raccolta e la lavorazione dei beni e dei materiali in vista del riciclo e della rigenerazione.
Sotto molti aspetti le tecnologie ibride, offrono il meglio in assoluto poiché permettono a un’azienda di identificare e tracciare digitalmente i materiali di scarto e al tempo stesso rendono possibili nuove modalità di gestione, raccolta, trattamento e rilavorazione degli stessi. Le tecnologie ibride più promettenti nel prossimo futuro secondo tale ricerca sono i sistemi di tracciamento, restituzione dei materiali di scarto e la stampa 3D.
Le nuove tecnologie precedentemente evidenziate nel prossimo futuro permetteranno alle imprese di accelerare il progresso verso l’economia circolare. Fino a poco tempo fa non c’erano gli strumenti necessari, oggi, invece la convergenza delle tecnologie digitali, materiali ed ibride sta generando imprese innovative circolari che destinate a crescere sulla scia dell’evoluzione tecnologica.
Queste Nuovo Modello Economico che sta emergendo se non affiancate a nuove capacità trasversali, essenziali, difficilmente daranno alle imprese ciò di cui hanno bisogno e questo è necessario affinchè si sviluppino ed entrino a regime.
La legge della conservazione della massa è una legge fisica della meccanica classica, che prende origine dal cosiddetto postulato fondamentale di Lavoisier, che è il seguente: « Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma ».
Hai ragione Giovanni è stata una mia svista non ho controllato la fonte, mi sembrava di ricordare Einstein, la correggerò subito, ma per il resto cosa pensi dell’articolo è interessante?